Abbracciare con lo sguardo. Cronache dal reparto Covid. Il Pensiero Scientifico Editore. Roma, 2020.

Recensione di Marco Bobbio

Tante storie: di un ospedale che si trasforma per accogliere lo tsunami dei pazienti COVID-19 in arrivo al pronto soccorso, di un muro costruito lungo un corridoio per separare le zone infette (personale, pazienti, materiale) dalle altre, di medici e infermiere che passano ore vestiti da palombari per visitare i pazienti, che devono arrangiarsi per imparare a usare nuovi macchinari comprati in emergenza, che provano a farsi capire senza poter esprimere i propri sentimenti con la mimica facciale, che vanno a comprare le pile per far funzionare gli strumenti, che si mettono in autoisolamento per non contagiare i figli, senza poterli abbracciare per due mesi. Ma anche storie di pazienti isolati per settimane dentro uno scafandro di plastica, che non possono parlare con un famigliare prima di farsi intubare, che tornano a casa e altri che non si svegliano più; storie di cibo che arriva nel cuore della notte donato da chissà chi, di ferie annullate, di turni raddoppiati. Tutto è avvenuto da un giorno all’altro: strutture e persone proiettate in un’altra dimensione in una città spettrale senza traffico e con le saracinesche dei negozi abbassate. Se vi commuovete facilmente saltate il capitolo La mascherina piena di lacrime. Un’esperienza unica; un intero ospedale con pazienti fotocopia, ma con esigenze diverse, dedicato a curare una sola malattia, per di più sconosciuta, applicando protocolli diagnostici e terapeutici ogni giorno differenti in base a labili evidenze scientifiche. Uno spaccato commovente, angosciante, avvincente di tre mesi che hanno sconvolto le esistenze di un’intera nazione e in particolare di quel microcosmo che si muove senza sosta nell’ospedale. Soprattutto uno spaccato di uomini e donne semplici, generosi, che non si lamentano, che hanno paura, che non si arrendono, che non vogliono essere considerati eroi. Come acutamente considera Lucia Fontanella nella presentazione: ma come hanno fatto?