Villa R. Cattiva prevenzione. I pericoli del consumismo sanitario. Chiarelettere 2025. Pg.253
Recensione di Sandra Vernero
“Anche un’attività necessaria come la prevenzione – afferma Roberta Villa nel primo capitolo del suo libro “Cattiva prevenzione” – ha una doppia faccia: se da un lato può salvare molte vite, dall’altro, se male interpretata, rischia non solo di essere inutile, ma addirittura di apportare danni alla salute”.
Constata infatti Roberta Villa che il significato comunemente attribuito alla parola prevenzione, purtroppo anche in sedi istituzionali, è quello di sottoporsi a esami diagnostici, controlli, screening: si tratta della cosiddetta prevenzione secondaria che rappresenta in realtà una diagnosi precoce e che non sempre ha un rapporto favorevole tra benefici e possibili danni quando gli esami non sono appropriati e necessari.
Viene invece trascurata la prevenzione primaria, quella che Roberta Villa chiama “prevenzione sana” e che davvero, secondo innumerevoli prove di efficacia, ha dimostrato di ridurre il rischio di patologie croniche e oncologiche: regolare attività fisica, sana alimentazione, limitazione dell’alcol, astensione dal fumo. Sono concetti che costituiscono il cuore del messaggio dell’associazione Slow Medicine , he promuove una cura sobria, rispettosa e giusta, e della sua campagna Choosing Wisely – Scegliere con saggezza , le quali vengono infatti pienamente citate, insieme al recente documento “Vera e finta prevenzione – Fare più check-up non significa ridurre il rischio di ammalarsi” .
Il grande valore del libro è rappresentato dalla divulgazione di questi concetti in forma discorsiva e con esempi di vita reale al grande pubblico, cui arrivano invece prevalentemente messaggi “consumistici” e di marketing gravati da pesanti conflitti di interesse, in assenza di una adeguata comunicazione istituzionale indipendente. È invece fondamentale riuscire a spiegare, come avviene nel libro, che un eccesso di esami non costituisce solo un inutile spreco di risorse economiche e umane e uno dei fattori alla base dello sproporzionato allungamento delle liste d’attesa. Sottoporsi ad esami non necessari rappresenta anche un possibile danno per la persona stessa che li esegue: il danno conseguente alle radiazioni ionizzanti, come evidenziato nella recente campagna del Ministero della Salute sull’utilizzo appropriato degli esami radiologici , cui si aggiunge il rischio di falsi negativi e falsi positivi oltre che di sovradiagnosi e reperti incidentali.
Un classico esempio di sovradiagnosi (diagnosi di una condizione medica che non avrebbe mai causato sintomi o problemi) è rappresentato dallo screening ecografico dei tumori della tiroide effettuato nella Corea del Sud, cui è conseguito un aumento di diagnosi del 600% senza variazioni della mortalità specifica. Viene dunque descritto che cos’è uno screening e perché deve essere offerto in particolari situazioni e nell’ambito di programmi organizzati che durano nel tempo.
Anche la cosiddetta medicina “predittiva”, che indaga la predisposizione di persone sane a sviluppare una malattia, quantificata in una percentuale, può rappresentare per molti una fonte di guadagno, constata Roberta Villa, ma non sempre apporta benefici a che vi si sottopone.
Vengono poi menzionate le recenti norme del “welfare aziendale” che, consentendo al datore di lavoro di erogare servizi sanitari e sociosanitari a favore dei lavoratori tramite assicurazioni e mutui esenti da tasse e contributi, favoriscono l’effettuazione di check up a tappeto ed esami di screening al di fuori dei programmi organizzati, con benefici molto dubbi, se non possibili danni, nei riguardi delle persone interessate. E certamente appesantiscono il carico di lavoro dei servizi sanitari, sia pubblici che privati, con ripercussioni sulle liste d’attesa. Infine, viene descritta la “creazione” di malattie a partire da stati fisiologici, con conseguente opportunità di vendita di nuovi farmaci e trattamenti.
È dunque un libro che va letto e diffuso, sia perché i cittadini possano avere la possibilità di resistere a campagne di marketing sempre più insistenti e ad un dilagante consumismo sanitario, con benefici per la propria salute e per la propria qualità di vita, sia perché i professionisti trovino un supporto per opporsi alla deriva “prestazionistica” ormai imperante e mettano in atto una medicina “sobria, rispettosa e giusta”, che condivida con il paziente scelte sagge, mirate a reali obiettivi di salute.
[1] https://www.slowmedicine.it/
[2] https://choosingwiselyitaly.org/
[3] https://www.slowmedicine.it/slow/wp-content/uploads/2025/09/Vera-e-finta-prevenzione-.pdf
